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Sindrome del tunnel carpale: cos’è, quali sono i sintomi e come si cura

Il tunnel carpale è una struttura anatomica del polso, ma può diventare una trappola per il nervo mediano: quando la pressione in quello spazio si altera, può insorgere una sindrome dolorosa e invalidante, che – se riconosciuta in tempo – è trattabile con successo grazie a diagnosi accurate, terapie mirate e, nei casi necessari, interventi mini-invasivi.

Anche se si tratta di semplici passaggi anatomici, alcune aree del corpo umano possono trasformarsi in vere e proprie trappole per le strutture delicate. Un esempio emblematico è il tunnel carpale: un canale stretto situato nel polso, al cui interno scorrono nove tendini robusti e il nervo mediano, particolarmente sensibile. Di per sé, il tunnel carpale è una normale struttura anatomica, non una patologia. Tuttavia, può diventare fonte di problemi quando, per ragioni anatomiche o condizioni esterne, si verifica una compressione del nervo mediano. Da qui ha origine la sindrome del tunnel carpale, una delle neuropatie periferiche più comuni. Spesso invalidante, può essere trattata con successo, soprattutto se individuata precocemente.

Approfondiamo l’argomento con il dottor Giorgio Matteo Berto, responsabile del Centro di Chirurgia e terapia della Mano di Humanitas Gradenigo di Torino.

Cos’è il tunnel carpale?

Il nervo mediano, responsabile della sensibilità delle prime tre dita della mano – quelle coinvolte nei movimenti fini come raccogliere, pizzicare o toccare – percorre il tratto che va dall’avambraccio alla mano attraverso un passaggio molto stretto, situato a livello del polso. Questo canale, noto come tunnel carpale, è formato per circa tre quarti da ossa e per il restante quarto da un robusto legamento fibroso. Al suo interno scorrono anche nove tendini flessori. La convivenza forzata tra strutture tanto diverse – tendini spessi e resistenti da un lato, un nervo delicato dall’altro – fa di questa regione anatomica un punto particolarmente vulnerabile: anche una lieve riduzione dello spazio disponibile può causare attriti e compressioni, aumentando il rischio di disturbi funzionali.

Che cos’è la sindrome del tunnel carpale?

La sindrome del tunnel carpale è una condizione patologica causata dalla compressione del nervo mediano. Quando i tendini che scorrono nel tunnel si infiammano o aumentano di volume – a causa di sovraccarico, patologie sistemiche o alterazioni ormonali – lo spazio disponibile si riduce, esercitando una pressione sul nervo. Questo, non essendo strutturato per sopportare forze meccaniche come lo sono invece i tendini, inizia a soffrire, dando origine a una sintomatologia progressiva e, se trascurata, potenzialmente irreversibile.

Quali sono le cause della compressione del nervo mediano?

Alla base della sindrome c’è una sorta di “errore di progettazione” anatomica: un nervo delicato costretto a condividere uno spazio ristretto con tendini spessi e in costante movimento rappresenta di per sé un fattore predisponente. Tuttavia, diverse condizioni possono accentuare questa naturale vulnerabilità.

I lavori manuali pesanti e ripetitivi, ad esempio, sollecitano continuamente i tendini flessori, favorendone l’infiammazione e aumentando il rischio di compressione del nervo mediano. Anche le variazioni ormonali – come quelle che si verificano in gravidanza o in menopausa – influenzano i tessuti molli e possono causare una maggiore ritenzione di liquidi. Questo determina un ispessimento della sinovia, la guaina che avvolge i tendini, contribuendo a restringere ulteriormente lo spazio disponibile nel tunnel carpale. Effetti simili possono verificarsi con alcune terapie ormonali, come quelle utilizzate nel trattamento del tumore al seno.

A tutto ciò si aggiungono patologie sistemiche come il diabete, le malattie tiroidee, le condizioni reumatologiche e anche traumi locali, ad esempio una frattura del polso, che possono modificare l’anatomia del tunnel e favorire la compressione del nervo. In una parte dei casi, tuttavia, la sindrome si manifesta senza una causa apparente: si parla allora di forma idiopatica.

Quali sono i sintomi iniziali e come evolvono nel tempo?

Il primo sintomo tipico è il formicolio notturno delle prime tre dita della mano, spesso accompagnato dalla sensazione di “mano addormentata” al risveglio. Questa sintomatologia è dovuta al fatto che durante la notte, inconsapevolmente, tendiamo a flettere il polso, aumentando la pressione nel tunnel carpale.

Con il tempo, il formicolio si fa più frequente, compare anche durante il giorno e si accompagna a dolore, affaticamento e progressiva perdita della sensibilità. Il dolore può irradiarsi fino al gomito o, nei casi più rari, alla spalla. Nei casi avanzati, si osserva una significativa perdita di forza e precisione nei movimenti della mano, soprattutto nel pollice, rendendo difficili attività quotidiane come abbottonare una camicia o tenere una tazza.

Esistono altri sintomi associati o confondenti?

Alcuni pazienti riferiscono sintomi generici, come mal di testa o dolori diffusi, ma attualmente non esistono evidenze scientifiche che colleghino direttamente questi disturbi alla sindrome del tunnel carpale. In altri casi, invece, la sintomatologia può mimare condizioni neurologiche differenti, come compressioni del nervo a livello cervicale o lungo l’avambraccio. Per questo motivo è fondamentale distinguere la reale sindrome del tunnel carpale da altre neuropatie del nervo mediano o da patologie radicolari, che possono manifestarsi con sintomi sovrapponibili. Una diagnosi accurata è quindi essenziale per impostare un trattamento efficace e mirato.

Come si arriva alla diagnosi?

La diagnosi della sindrome del tunnel carpale inizia con un’attenta raccolta dei sintomi riferiti dal paziente e una valutazione clinica accurata. Tra le manovre più comuni figura il test di Phalen, che consiste nel mantenere i polsi flessi per circa un minuto al fine di provocare, se presenti, i sintomi caratteristici della sindrome.

Per confermare il sospetto diagnostico e valutare l’effettivo grado di sofferenza del nervo mediano, si ricorre a esami strumentali, in particolare all’elettromiografia. Questo esame consente di misurare la velocità di conduzione nervosa e di quantificare l’entità della compromissione. In alcuni casi, l’ecografia può rappresentare un utile complemento, permettendo di visualizzare direttamente eventuali compressioni o alterazioni anatomiche del tunnel carpale.

Quali sono i trattamenti disponibili?

Il trattamento della sindrome del tunnel carpale varia in base alla gravità della condizione e allo stile di vita del paziente. Nelle fasi iniziali si possono adottare terapie conservative, come l’uso di tutori notturni per mantenere il polso in posizione neutra o sedute di fisioterapia mirata. Spesso si interviene anche modificando le attività quotidiane o lavorative che contribuiscono all’aggravamento dei sintomi.

Queste soluzioni, però, non eliminano la causa alla radice, ma ne controllano gli effetti. L’unica terapia risolutiva è l’intervento chirurgico, che consiste nella decompressione del nervo tramite la sezione del legamento trasverso del carpo. Le moderne tecniche mini-invasive, eseguite in anestesia locale, prevedono incisioni molto piccole e un rapido recupero, consentendo di riutilizzare la mano già dopo poche ore dall’intervento.

Quando è il momento giusto per operare?

La tempestività nell’intervento è un elemento cruciale per il successo nel trattamento della sindrome del tunnel carpale. Quando si agisce in una fase precoce, mentre il nervo mediano è ancora in buone condizioni, le possibilità di un recupero completo sono molto elevate. In questi casi, la decompressione chirurgica può restituire rapidamente la funzionalità e alleviare i sintomi, permettendo al paziente di tornare alle normali attività senza complicazioni.

Al contrario, se la compressione del nervo perdura per troppo tempo senza un adeguato trattamento, possono instaurarsi danni irreversibili a livello nervoso. Quando questo accade, l’intervento chirurgico serve soprattutto a fermare il peggioramento della situazione, ma non riesce più a ripristinare completamente la funzionalità della mano. I pazienti possono quindi continuare a sperimentare sintomi residui, come formicolii o debolezza, nonostante l’intervento.

Inoltre, diversi fattori influenzano la capacità di recupero dopo l’intervento. Ad esempio, l’età avanzata riduce naturalmente la capacità rigenerativa dei tessuti nervosi. Allo stesso modo, la presenza di co-morbilità (come il diabete o malattie vascolari) può compromettere il processo di guarigione. Abitudini dannose come il fumo, che danneggia la microcircolazione e favorisce l’infiammazione, peggiorano ulteriormente le prospettive di recupero. Per questo motivo, un approccio globale che includa la gestione delle condizioni associate e uno stile di vita sano è fondamentale per ottimizzare i risultati terapeutici.

Perché non bisogna sottovalutare la sindrome del tunnel carpale?

Ignorare i primi segnali della sindrome può avere conseguenze molto serie. Quando il nervo mediano resta compresso per un periodo prolungato, soprattutto nelle persone anziane, perde progressivamente la capacità di rigenerarsi e guarire completamente. Questo può tradursi in una perdita irreversibile di sensibilità e forza della mano, compromettendo le attività quotidiane e la qualità di vita. Per questo motivo, è fondamentale non sottovalutare i sintomi iniziali, come formicolii, intorpidimenti o dolori al polso e alle dita.

Il percorso di cura del centro di Humanitas Gradenigo

Presso il Centro di Chirurgia e terapia della Mano di Humanitas Gradenigo di Torino, il paziente viene seguito fin dai primi segnali della sindrome. L’approccio adottato è rigorosamente multidisciplinare, coinvolgendo non solo chirurghi esperti, ma anche terapisti specializzati che supportano il paziente sia nella fase post-operatoria sia nella gestione conservativa delle patologie della mano.

Il centro non si limita alla sola attività chirurgica, ma promuove una visione globale della cura della mano, che comprende la prevenzione, la diagnosi precoce, il trattamento personalizzato e la riabilitazione. Grazie a questa filosofia, ogni percorso terapeutico viene calibrato sulle specifiche esigenze del paziente, tenendo conto del suo stile di vita, delle attività quotidiane e del grado di compromissione del nervo mediano. Questo modello di assistenza integrata garantisce un elevato standard di qualità, migliora i risultati clinici e favorisce un rapido recupero funzionale con un impatto positivo sulla qualità di vita.

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