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Fratture di femore, l’82% operato in due giorni

L’Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale conferma il risultato dell’anno precedente e va ben oltre lo standard (60%) indicato dalla Regione Piemonte. «Intervenire in fretta è necessario per limitare gli effetti e consentire un recupero migliore», spiega il dottor René Jospeh Negretto.

Fratture di femore: anche nel corso del 2017 l’Ortopedia e Traumatologia di Humanitas Gradenigo, diretta dal dottor René Joseph Negretto, ha operato l’82 per cento dei pazienti entro i primi due giorni di ricovero. Un numero che eguaglia la percentuale del 2016 e che va ben oltre lo standard del 60 per cento indicato come necessario dalla Regione Piemonte. «Ottantadue per cento è un numero importante che evidenzia la nostra attenzione verso il paziente – osserva il dottor Negretto -. La frattura del collo del femore non va considerata come una frattura a sé stante ma come una vera e propria malattia, in special modo quando siamo di fronte a un paziente anziano e con più patologie». Quel paziente non ha bisogno del solo intervento chirurgico: «Gli serve un intervento medico rivolto alla prevenzione di embolie, decubiti, polmoniti e peggioramento delle sue malattie di base».

Ecco perché diventa necessario intervenire in fretta: «Ciò che fa realmente la differenza è la tempistica – assicura il dottor Negretto -. Il paziente malato non dovrebbe neanche accorgersi di cosa sta succedendo e, quando possibile, dovrebbe passare direttamente dal Pronto soccorso alla sala operatoria senza che il medico abbia mai smesso di occuparsi della sua malattia e gli abbia fatto interrompere le terapie in corso. Al metabolismo del paziente non bisogna dare proprio il tempo di accorgersi della frattura di femore». In ossequio a questo principio, gli ortopedici di Humanitas Gradenigo hanno operato oltre un quarto delle fratture di femore (23,4 per cento) nel giorno stesso di arrivo in Ospedale e si sono occupati del 65 per cento delle stesse entro le prime ventiquattr’ore di ricovero. «Si tratta spesso di malati a rischio – aggiunge il dottor Negretto -, ai quali non bisogna permettere di “spegnere il motore”: un’operazione tempestiva accorcia i tempi della malattia e, tra le altre cose, abbrevia i tempi di ricovero e riabilitazione nonché i costi sociali della stessa».

Attenzione però a non pretendere sempre la stessa celerità. «Al cospetto di altre fratture non c’è tutta questa fretta, è anzi opportuno aspettare tutto il tempo necessario – ammonisce il dottor Negretto -. L’esempio più chiaro è quello delle fratture del piede, distanti dal cuore e, nel caso del paziente anziano, portatrici di una situazione circolatoria difficile che induce il chirurgo ad attendere il momento giusto». Ci sono infine interventi chirurgici che hanno una tempistica intermedia: «La frattura di bacino non va trattata in emergenza ma neanche lasciata lì troppo a lungo – conclude il dottor Negretto -: di norma, intervenire tra i quattro e i dieci giorni dalla frattura rappresenta il timing ideale».