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Covid-19: una videochiamata per mettere in contatto pazienti e famiglie

Si tratta della modalità individuata dalle strutture torinesi di Humanitas per favorire la comunicazione tra chi è ricoverato e chi è a casa in attesa di informazioni sui propri cari.
In pochi giorni, Gradenigo e Cellini si sono trasformati dedicando
oltre 120 posti letto ai pazienti Covid-19 tra Terapie intensive e subintensive, reparti di degenza e osservazione.

 

Una videochiamata per mettere in contatto i pazienti Covid e i loro familiari. È la modalità individuata dalle strutture torinesi di Humanitas per favorire la comunicazione tra chi è ricoverato e chi si trova a casa in attesa di sapere come sta il proprio congiunto. Da oggi, nei cinque reparti che Humanitas Gradenigo e Humanitas Cellini hanno dedicato ai pazienti affetti da Covid-19 sono attivi alcuni tablet che, attraverso WhatsApp, permettono il contatto vocale e visivo tra paziente e familiare.

Come spiegano il dottor Domenico Tangolo, Direttore sanitario di Humanitas Gradenigo e la dottoressa Renata Ranieri, Direttore sanitario di Humanitas Cellini: «Fin dal primo giorno dell’emergenza, la difficoltà nella comunicazione tra casa e paziente ha rappresentato un problema significativo. Per questo motivo abbiamo disposto che, almeno una volta al giorno, un medico o un infermiere chiamino la famiglia di ciascun ricoverato per aggiornarla sulle sue condizioni di salute».

«In più, per contenere la sindrome da isolamento che spesso accompagna chi è affetto da Covid-19, abbiamo pensato alla videochiamata: in base alle condizioni del paziente, i tablet affidati ai coordinatori infermieristici dei diversi reparti serviranno a far sentire la voce e a mostrare i volti dei familiari di chi si trova in ospedale».

A oggi Humanitas Gradenigo e Humanitas Cellini accolgono oltre 120 pazienti affetti da Covid-19.

Nel giro di pochi giorni Humanitas Gradenigo è stato in grado di riorganizzarsi fino a dedicare il 70 per cento dei propri letti ai pazienti Covid. Lo ha fatto mettendo a disposizione i suoi 5 posti di Terapia intensiva, creandone 15 di subintensiva, realizzando tre reparti di degenza per pazienti di media complessità e, infine, dedicando un’area di Osservazione per i pazienti in attesa di esito del tampone che accompagna il lavoro quotidiano del Pronto soccorso, sostenuto dallo scorso 23 febbraio dalla tenda della Protezione civile in funzione di pre-triage.

Humanitas Cellini ha dal canto suo riconvertito una parte delle sue sale operatorie ricavando 5 posti di Terapia intensiva e ha creato un reparto di degenza da 20 posti per pazienti di media complessità che dallo scorso fine settimana vi vengono trasferiti da altri ospedali della città.

«Questa trasformazione degli spazi è stata rapidissima nonostante sia avvenuta sotto grande pressione – aggiungono ancora il dottor Tangolo e la dottoressa Ranieri -. Abbiamo risposto prontamente alle richieste dell’Unità di crisi regionale e dell’ASL Città di Torino, riconvertendo a tempo record i reparti e le sale operatorie, formando medici e infermieri per operare nei nuovi reparti e proteggere se stessi e i pazienti. Si è trattato per tutti noi di una sfida nuova perché non avevamo mai gestito malattie infettive. Eppure, nel giro di pochi giorni, ciascuno di noi con le proprie competenze ha contribuito a ideare, creare e rendere quotidianità la nostra nuova realtà clinica e assistenziale».

Senza mai trascurare l’aspetto dell’umanizzazione della cura: «Dallo scorso luglio, Humanitas Gradenigo è un ospedale aperto – conclude il dottor Tangolo -. I reparti di degenza sono aperti ai familiari per 20 ore consecutive al giorno, dalle 12 fino alle 8 del mattino. Sappiamo quanto è importante per chi è ricoverato avere accanto a sé una persona cara, purtroppo il Covid-19 impedisce ogni tipo di contatto diretto, ma attraverso la videochiamata è possibile alleviare la sofferenza di chi non può incontrare i propri familiari».