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Tiroide, l’efficacia dei nuovi farmaci per le forme avanzate di tumore

Se n’è parlato a Torino con i massimi esperti nazionali durante il Congresso dell’Associazione italiana della tiroide: “La sperimentazione in corso sta registrando buoni risultati ma va gestita con estrema cura”, spiega il professor Fabio Orlandi, responsabile di Endocrinologia e Metabolismo dell’Ospedale Humanitas Gradenigo.

 

Nuovi farmaci per il trattamento del carcinoma avanzato della tiroide: bloccano i segnali di progressione delle cellule tumorali ma risultano di gestione complessa e vanno riservati a un selezionato numero di pazienti che fanno riferimento a un ristretto numero di Centri qualificati.

Se n’è parlato nelle sale di Torino Incontra, nell’ambito dell’undicesimo Congresso dell’AIT (Associazione Italiana della Tiroide) che ha richiamato i massimi esperti nazionali in campo endocrinologico. «La sperimentazione di questi nuovi farmaci è in corso anche nel nostro ospedale – afferma il professor Fabio Orlandi, responsabile di Endocrinologia e metabolismo di Humanitas Gradenigo -. I risultati finora ottenuti sono confortanti e frutto del lavoro congiunto di endocrinologi e oncologi, mirato a prendersi cura di quella piccola percentuale di pazienti che non guarisce con le terapie tradizionali, chirurgiche o radiometaboliche con iodio radioattivo».

Il cancro della tiroide, più frequente nel sesso femminile, ha una sopravvivenza molto elevata: «Oltre il 90 per cento a cinque anni dalla diagnosi», conferma il professor Orlandi. Tuttavia, negli ultimi anni, l’incidenza della malattia ha subito un rapido incremento in tutto il mondo rendendo quanto mai necessaria un’opzione terapeutica mirata anche al paziente resistente al trattamento tradizionale.

Sono stati circa 300 gli specialisti in Endocrinologia che hanno animato il Congresso in programma a Torino. Nella giornata d’apertura è intervenuto anche il professore olandese Robin Peeters con una lectio magistralis su “(Dis)funzione della tiroide in gravidanza” moderata dal professor Ezio Ghigo, direttore della Scuola di Medicina dell’Università degli Studi di Torino e dal professor Luigi Bartalena, professore di Endocrinologia all’Università dell’Insubria e presidente dell’AIT. Quando è opportuno cominciare il trattamento nei casi di disfunzione tiroidea che si registrano in gravidanza? «E’ un tema da sempre molto dibattuto in campo endocrinologico, soprattutto per quanto riguarda il corretto e tempestivo trattamento, condizione indispensabile per la salute fetale e neonatale», osserva ancora il professor Orlandi.