Nati per scopi medici ben precisi, gli steroidi anabolizzanti vengono utilizzati per forzare il corpo oltre i suoi limiti naturali. Spinti più dai modelli irraggiungibili che da reali esigenze di salute, molti inseguono un ideale di corpo che ha ben poco di fisiologico. Peccato che dietro si nasconda spesso un prezzo elevato da pagare: squilibri ormonali, dipendenze, danni profondi e duraturi.
Approfondiamo l’argomento con il professor Fabio Lanfranco, direttore della S.C.D.U. Endocrinologia, Andrologia e Metabolismo dell’Ospedale Humanitas Gradenigo di Torino.
Cosa sono gli steroidi anabolizzanti?
Tra le sostanze di cui si abusa maggiormente nello sport, soprattutto nel mondo della pesistica, spiccano gli steroidi anabolizzanti. Noti anche come androgeni anabolizzanti, sono derivati del testosterone, l’ormone sessuale maschile prodotto in gran parte dai testicoli. In condizioni normali, il testosterone svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel mantenimento della massa muscolare: stimola la sintesi proteica, favorisce l’aumento del volume muscolare durante la pubertà e contribuisce a conservarne tono e funzionalità lungo l’intero arco della vita, indipendentemente dall’intensità dell’attività fisica svolta.
Se questo equilibrio fisiologico si accompagna a un allenamento regolare, il risultato è l’ipertrofia muscolare: i muscoli crescono, si rafforzano, diventano più evidenti. Fin qui tutto bene. Il problema nasce quando si sceglie di forzare tempi e risultati, assumendo testosterone o i suoi derivati in quantità superiori a quelle naturali. In questo caso si passa dall’uso all’abuso: la crescita muscolare viene spinta artificialmente oltre i limiti imposti dalla biologia, spesso sottovalutando – o ignorando del tutto – i rischi per la salute.
Da quando si utilizzano in campo sportivo?
A partire dagli anni ’50, ’60 e ’70, l’uso degli androgeni anabolizzanti nel mondo dello sport ha assistito a un’impennata. In particolare, nei Paesi dell’ex Unione Sovietica e nell’Europa dell’Est, il fenomeno assunse un carattere sistemico, tanto da essere definito un vero e proprio “doping di Stato”. Atleti e atlete, spesso ancora molto giovani, venivano incoraggiati e talvolta costretti a utilizzare queste sostanze per potenziare forza, resistenza e sviluppo muscolare, con la supervisione diretta delle autorità sportive e governative.
Inizialmente confinato dietro la cortina di ferro, l’uso sistematico di steroidi anabolizzanti si è diffuso anche in Occidente, interessando sia lo sport professionistico sia quello amatoriale. Per anni, in assenza di regolamenti chiari e controlli efficaci, il fenomeno è rimasto in ombra. Solo con le prime normative antidoping internazionali si è rivelata la vera entità del problema: un impiego massiccio e spesso pianificato di sostanze in grado di migliorare artificialmente le prestazioni fisiche, spesso a discapito della salute degli atleti.
Oggi, però, il doping non riguarda più solo lo sport di alto livello. L’uso di steroidi anabolizzanti è diventato sempre più comune anche nelle palestre e tra gli appassionati di fitness. E spesso dietro a queste sostanze si nascondono miscele poco trasparenti e potenzialmente pericolose, il cui consumo presenta rischi importanti ma sottovalutati.
Quali sono i pericoli?
I pericoli legati all’uso di steroidi anabolizzanti vanno ben oltre l’apparenza di un corpo muscoloso e scolpito. Sebbene l’effetto visibile possa sembrare attraente, soprattutto per chi cerca risultati rapidi, i danni che si celano dietro questo potenziamento sono profondi e spesso irreversibili.
Negli uomini, gli effetti collaterali più comuni includono acne severa, riduzione del volume testicolare, calo della fertilità e sviluppo di tessuto mammario (ginecomastia), con conseguente disagio fisico e psicologico. Nelle donne, l’uso prolungato può causare disturbi ancora più marcati: interruzione del ciclo mestruale, infertilità, perdita di capelli, acne, modifiche della voce e alterazioni genitali, alcune delle quali permanenti.
Oltre all’impatto sugli organi riproduttivi, l’abuso di steroidi anabolizzanti compromette gravemente la salute cardiovascolare. L’equilibrio dei grassi nel sangue viene alterato, aumentando il colesterolo LDL (cattivo) e riducendo l’HDL (buono), favorendo l’ipertensione e l’ispessimento del cuore. Inoltre, il testosterone stimola la produzione di globuli rossi: dosi elevate possono portare a policitemia, un’eccessiva concentrazione di globuli rossi che rende il sangue più denso e incline alla formazione di coaguli, aumentando così il rischio di infarti, ictus e trombosi. In sintesi, ciò che promette forza e bellezza può tradursi in danni permanenti al corpo e alla salute.
Anche una piccola dose può fare grandi danni?
Un aspetto spesso sottovalutato è la grande variabilità individuale nella risposta del corpo agli androgeni. Non tutti reagiscono allo stesso modo: c’è chi riesce a tollerare dosi elevate senza manifestare effetti collaterali apparenti e chi, al contrario, può andare incontro a conseguenze gravi anche con quantità minime.
Tutto dipende dalla sensibilità dei recettori cellulari al testosterone e ai suoi derivati: una variabile biologica individuale, non prevedibile né controllabile. In altre parole, non esiste una “dose sicura” universale. Il rischio è reale per chiunque.
Inoltre, interrompere l’assunzione al primo segnale di allarme non è sempre risolutivo. Alcuni effetti collaterali si manifestano rapidamente e possono lasciare segni permanenti. Il sistema endocrino è un meccanismo delicato, che non si riattiva automaticamente dopo essere stato alterato. Per questo, anche un approccio moderato può trasformarsi in un problema serio.
Cosa succede quando si smette?
Interrompere l’assunzione di steroidi anabolizzanti non significa tornare automaticamente allo stato di salute precedente. Durante i cicli, il corpo smette di produrre testosterone in maniera naturale, perché lo riceve dall’esterno. Questo blocco interessa l’intero asse ipotalamo-ipofisi-testicoli, il sistema che regola la produzione ormonale maschile.
Alla fine del ciclo, il recupero della funzione naturale può richiedere settimane, mesi o, in alcuni casi, persino anni. Nel frattempo, l’organismo entra in una condizione detta ipogonadismo da sospensione, con sintomi molto pesanti: calo drastico dell’energia, perdita di desiderio sessuale, depressione e sbalzi d’umore, perdita di massa e forza muscolare, difficoltà cognitive e concentrazione ridotta.
Il disagio che segue la sospensione spinge molti a ricominciare, alimentando un circolo vizioso molto simile a una dipendenza: senza steroidi ci si sente peggio, quindi si torna ad assumerli. Ma ogni nuovo ciclo danneggia sempre di più il sistema endocrino, rendendo il recupero naturale ancora più difficile e lungo. Per questo, chi ha usato steroidi – anche per poco tempo – e avverte segnali di squilibrio ormonale dovrebbe rivolgersi a uno specialista per valutare lo stato dell’asse ormonale e intraprendere, se necessario, un percorso di recupero monitorato.
Esiste anche un problema di sicurezza?
Oltre ai rischi legati agli effetti diretti sull’organismo, c’è un ulteriore livello di pericolo spesso sottovalutato: la qualità e la provenienza delle sostanze utilizzate. Sebbene testosterone e derivati siano farmaci soggetti a prescrizione medica, la maggior parte di chi ne fa uso li reperisce attraverso canali non ufficiali, come il mercato nero o siti online. In questi contesti, i prodotti circolano senza controlli, senza garanzie di purezza e senza alcuna tracciabilità.
Molti di questi composti provengono da laboratori che operano al di fuori di qualsiasi standard sanitario riconosciuto e spesso vengono fabbricati in Paesi dove le normative in materia di sicurezza farmaceutica sono poco rigorose o facilmente aggirabili. In queste condizioni, il rischio non è solo legato alla potenza o all’azione farmacologica delle sostanze, ma anche alla possibilità di contaminazioni, errori di dosaggio o presenza di impurità.
L’aspetto più preoccupante è che, quando questi prodotti vengono iniettati, il pericolo si amplifica ulteriormente. La somministrazione intramuscolare, se priva di controlli igienici adeguati, può causare infezioni, infiammazioni locali, reazioni avverse e, nei casi più gravi, danni sistemici difficili da gestire. Tutto questo rende l’assunzione di steroidi anabolizzanti, al di fuori di un contesto medico controllato, una pratica ad alto rischio che espone l’organismo a conseguenze molto più gravi di quanto spesso si sia disposti ad ammettere.
Come riconoscere il problema?
Capire quando si è superato un limite non è sempre facile, perché i segnali che il corpo può lanciare sono spesso sfumati all’inizio: un calo di energia, una stanchezza che non passa, una perdita di motivazione o di desiderio sessuale.
In alcuni casi si tratta di semplici squilibri temporanei, in altri sono i primi campanelli d’allarme di una condizione più seria, come l’ipogonadismo indotto da steroidi anabolizzanti (ASIH), una condizione in cui il corpo non riesce più a produrre testosterone in modo naturale. Se i sintomi persistono anche dopo aver interrotto l’assunzione, diventa fondamentale un monitoraggio medico approfondito.
In certi casi, per aiutare il recupero, può essere necessaria una terapia sostitutiva ormonale. Questa non va confusa con l’abuso: si tratta di un trattamento controllato, pensato per sostenere il corpo e far ripartire gradualmente la sua produzione naturale, migliorando la qualità di vita senza esporre a nuovi rischi. Solo attraverso un percorso medico serio e personalizzato è possibile affrontare e risolvere questo delicato problema.
Un aiuto specializzato
Quando le conseguenze dell’uso di steroidi anabolizzanti iniziano a farsi sentire, è fondamentale cercare un aiuto specializzato. A Torino, la S.C.D.U. Endocrinologia, Andrologia e Metabolismo di Humanitas Gradenigo rappresenta un punto di riferimento prezioso per chi si trova ad affrontare l’ipogonadismo indotto da steroidi anabolizzanti.
Qui, attraverso un percorso clinico approfondito e personalizzato, si svolgono valutazioni ormonali dettagliate e si offrono consulenze specifiche, costruite sulle esigenze di ciascun paziente. Nei casi in cui sia necessario, vengono attivati percorsi terapeutici volti a ripristinare l’equilibrio endocrino compromesso, con l’obiettivo di limitare i danni a lungo termine e restituire un benessere fisico e mentale in modo sicuro e costantemente monitorato. Questo supporto rappresenta un aiuto concreto per chi ha fatto uso di sostanze dopanti, offrendo non solo una diagnosi precisa ma anche un accompagnamento reale verso un recupero efficace e duraturo.