La menopausa non è solo una fase biologica, ma un passaggio profondo che coinvolge corpo, mente e identità. Per molte donne è un momento di liberazione dagli impegni legati alla fertilità, ma porta con sé anche sfide inaspettate, come l’aumento di peso. Nonostante una dieta stabile e un’attività fisica regolare, la bilancia sembra ribellarsi: è davvero inevitabile?
Cosa succede quando i cambiamenti non sono più passeggeri, bensì parte di una nuova fase della vita? Con la menopausa, l’aumento di peso sembra arrivare senza preavviso, anche nelle donne più attente. Non si tratta solo di una questione di chili: è il corpo che cambia forma, ritmo, risposte. E spesso la mente fatica ad accettare una nuova immagine riflessa allo specchio, un nuovo modo di sentirsi “dentro” la propria pelle.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Stefania Corvisieri, responsabile dell’ambulatorio di Gestione del peso di Humanitas Gradenigo di Torino.
Esiste una correlazione tra menopausa e aumento di peso?
La menopausa è una fase naturale del ciclo di vita femminile, caratterizzata da profondi cambiamenti ormonali e, in particolare, dalla progressiva riduzione della produzione di estrogeni dovuta al declino della funzionalità ovarica. Questo calo estrogenico ha un impatto significativo sul metabolismo: in particolare, può alterare il modo in cui l’organismo utilizza e immagazzina l’energia, influenzare la distribuzione del grasso corporeo (favorendo l’accumulo viscerale, soprattutto a livello addominale) e ridurre la sensibilità all’insulina, aumentando il rischio di insulino-resistenza e diabete di tipo 2. Inoltre, il rallentamento del metabolismo basale e la possibile riduzione della massa muscolare legata all’età possono contribuire ulteriormente all’aumento di peso.
Tuttavia, l’impatto della menopausa varia notevolmente da donna a donna. Una componente fondamentale è la predisposizione genetica e il profilo metabolico individuale. Donne con una familiarità o una tendenza preesistente verso condizioni come la sindrome metabolica – che comprende ipertensione, diabete di tipo 2, aumento del grasso viscerale (soprattutto a livello addominale) – possono avvertire in modo più marcato gli effetti del calo estrogenico. In questi casi, la menopausa può diventare un “fattore amplificatore” di vulnerabilità già presenti, rendendo più evidente l’aumento di peso o altre problematiche metaboliche.
In altre parole, la menopausa non genera necessariamente nuovi disturbi, ma può esacerbare quelli verso cui una persona è già predisposta. Questo spiega perché non tutte le donne sviluppano le stesse problematiche: ad esempio, c’è chi non sperimenta variazioni nel peso o nei livelli di colesterolo e chi invece nota cambiamenti più significativi.
Colesterolo e distribuzione del grasso: cosa succede?
Tra i cambiamenti più comuni che si osservano durante la menopausa c’è un’alterazione significativa del profilo lipidico. In particolare, si registra spesso un aumento dei livelli di colesterolo LDL, comunemente definito “cattivo”, e una contemporanea riduzione del colesterolo HDL, il cosiddetto “buono”. Questo squilibrio lipidico rappresenta uno dei principali fattori di rischio cardiovascolare nelle donne in post-menopausa.
Ma non è tutto. Il calo degli estrogeni influisce anche sulla distribuzione del tessuto adiposo. Durante l’età fertile, le donne tendono ad accumulare grasso secondo un pattern definito “ginoide”, con una prevalenza nella zona di fianchi e cosce, la classica forma a pera. Con l’arrivo della menopausa, questo assetto cambia: la diminuzione degli estrogeni favorisce una distribuzione “androide” del grasso, più tipica degli uomini, con un accumulo nella zona addominale. Questo grasso viscerale – quello che si accumula attorno agli organi interni nella cavità addominale – è particolarmente critico perché è metabolicamente attivo e associato ad aumentata infiammazione sistemica, insulino-resistenza, ipertensione, aumento del rischio cardiovascolare e diabete di tipo 2.
Molte donne, anche in assenza di un aumento marcato del peso, riferiscono cambiamenti nella morfologia del corpo: il girovita si allarga, l’addome appare più prominente, il seno può diventare più voluminoso. Questa trasformazione non significa necessariamente sviluppare obesità o una sindrome metabolica, ma segnala un cambiamento fisiologico che può avere implicazioni cliniche importanti, soprattutto se si somma a una predisposizione individuale.
Gli effetti metabolici del calo ormonale si manifestano in modo più marcato in coloro che presentano segnali pregressi di vulnerabilità, come:
- tendenza all’aumento di peso nel corso della vita, soprattutto con oscillazioni frequenti;
- familiarità per sovrappeso, obesità, ipercolesterolemia o diabete;
- difficoltà a mantenere un peso stabile;
- presenza di una circonferenza vita elevata già prima della menopausa (indicatore precoce di grasso viscerale e sindrome metabolica);
- stile di vita sedentario o alimentazione squilibrata.
Quanto contano dieta e attività fisica?
Uno degli aspetti più trascurati ma fondamentali nell’approccio alla menopausa è l’importanza dello stile di vita, in particolare dell’attività fisica regolare e di una corretta educazione alimentare. Le donne che non hanno coltivato nel tempo abitudini salutari – come il movimento quotidiano e una dieta bilanciata – risultano generalmente più esposte ai cambiamenti metabolici e corporei che si verificano in questa fase della vita.
La menopausa, infatti, comporta anche una progressiva perdita di massa magra, ovvero muscolare. Questo fenomeno, noto come sarcopenia, è fisiologico ma può essere rallentato o contenuto con una buona prevenzione. Il muscolo non è soltanto “tessuto da movimento”: è metabolicamente attivo, cioè contribuisce in modo significativo al consumo energetico dell’organismo, supporta l’equilibrio glicemico e protegge dall’accumulo eccessivo di grasso viscerale.
Per questo motivo, le donne che arrivano alla menopausa con una buona massa muscolare partono da una condizione nettamente più vantaggiosa: non solo bruciano più calorie a riposo, ma riescono anche a contrastare più efficacemente la redistribuzione del grasso addominale, il rallentamento del metabolismo e il rischio di sviluppare sindrome metabolica o patologie cardiovascolari. Al contrario, chi arriva alla menopausa in uno stato di sedentarietà, con scarsa tonicità muscolare e uno stile alimentare disordinato, si trova a dover affrontare questi cambiamenti senza le risorse fisiche adeguate. In questi casi, il rischio di aumento della circonferenza vita, perdita di tono muscolare e accumulo di adipe viscerale è decisamente maggiore.
Accanto ai cambiamenti fisiologici della menopausa, possono emergere o aggravarsi altre condizioni che complicano ulteriormente la gestione del peso e della salute metabolica, come ad esempio:
- disfunzioni tiroidee, che spesso si manifestano o peggiorano proprio in questa fase della vita;
- assunzione di farmaci che interferiscono con il metabolismo o favoriscono la ritenzione idrica e l’accumulo di peso;
- malattie croniche, che rendono più difficile l’attività fisica o alterano il fabbisogno energetico.
Tutti questi fattori vanno valutati nel loro insieme, perché la menopausa non è un evento isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di salute generale e storia personale.
Si può fare qualcosa?
Uno degli aspetti più importanti è comprendere che non esiste un’unica strada valida per tutte. Ogni donna ha una storia personale unica, fatta di predisposizione genetica, abitudini di vita, condizioni cliniche e risposta individuale ai cambiamenti ormonali. Per questo motivo, è fondamentale farsi seguire da professionisti: un percorso efficace non può essere copiato da quello della vicina di casa, né trovato in rete con una semplice ricerca. Personalizzare significa costruire una strategia adatta alla singola persona, in quel preciso momento della sua vita.
Questa personalizzazione coinvolge molti aspetti. La dieta, ad esempio, non può essere pensata in termini generici come “alimentazione per la donna in menopausa”, ma va cucita su misura sulla base degli esami ematochimici, delle abitudini alimentari già presenti, dello stile di vita e dei disturbi riferiti. Il ruolo delle dietiste e delle nutrizioniste è proprio quello di leggere questi dati e trasformarli in un piano concreto, realistico e sostenibile.
Lo stesso vale per l’attività fisica: non basta “muoversi” o camminare genericamente, perché in questa fase della vita è importante prevedere un’attività completa, che unisca il movimento aerobico a esercizi di rafforzamento muscolare. Questo approccio aiuta a contrastare la perdita di massa magra, un fenomeno fisiologico della menopausa che non solo rallenta il metabolismo ma aumenta anche il rischio di osteoporosi e indebolisce il tono muscolare.
A fianco dello stile di vita, si può anche riflettere sull’eventuale utilità della terapia ormonale sostitutiva (TOS), una risorsa importante ma da utilizzare con consapevolezza. Non dovrebbe mai essere considerata esclusivamente per contrastare l’aumento di peso o la redistribuzione del grasso corporeo legata al calo degli estrogeni. La terapia ormonale ha senso quando ci sono sintomi significativi della menopausa, come vampate, insonnia, secchezza vaginale, cali di memoria o disturbi dell’umore. In presenza di questi segnali, si può valutare se la TOS sia indicata, sempre tenendo conto del profilo clinico della paziente. Nelle donne in sovrappeso, con ipertensione, colesterolo alto o fattori di rischio cardiovascolare, la terapia ormonale deve essere prescritta con cautela, perché può aumentare il rischio di trombosi.
Infine, per le donne che presentano un sovrappeso significativo o un’obesità complicata da altri fattori metabolici come ipercolesterolemia, ipertensione o diabete, oggi esistono nuove opzioni farmacologiche che possono rappresentare un valido supporto. Si tratta dei cosiddetti analoghi del GLP-1, farmaci approvati per la cura dell’obesità che agiscono principalmente sull’appetito, ma che hanno anche un effetto positivo su pressione, colesterolo e infiammazione. Hanno quindi un potenziale terapeutico interessante proprio in quella fascia di popolazione femminile che, in menopausa, si trova a fare i conti con un metabolismo più lento e una tendenza all’accumulo viscerale. Tuttavia, attualmente questi farmaci sono rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale solo in presenza di diabete: per chi non ha questa diagnosi, si tratta di una terapia a carico del paziente.
Ci sono integratori naturali che funzionano?
Quando si parla di menopausa, è ormai molto diffusa l’abitudine di ricorrere agli integratori naturali, spesso acquistati in autonomia in farmacia o online, magari attratti dall’idea di una soluzione “più sicura”. Ma esiste qualcosa che aiuta davvero a controllare il peso in questa fase della vita?
Sul fronte dei sintomi tipici della menopausa, come vampate di calore, insonnia, irritabilità o secchezza vaginale, alcuni integratori hanno dimostrato una buona efficacia. Parliamo, ad esempio, di preparati a base di fitoestrogeni, derivati dalla soia, del trifoglio rosso, del polline o della cimicifuga. Queste sostanze, pur non avendo l’efficacia della terapia ormonale sostitutiva, possono ridurre la sintomatologia climaterica anche del 30%.
Se ci spostiamo sul tema del dimagrimento, invece, non esistono integratori con un’efficacia scientificamente dimostrata nel favorire la perdita di peso in menopausa. Nonostante il mercato sia pieno di prodotti a base di ananas, zenzero, peperoncino, carnitina e altri ingredienti pubblicizzati come “brucia grassi”, non ci sono evidenze solide che ne giustifichino l’uso con aspettative reali di calo ponderale.
Detto ciò, ci sono integratori che possono agire in modo indiretto su alcuni aspetti del metabolismo. Un esempio è la berberina, una sostanza naturale utilizzata per migliorare il profilo glicemico e ridurre l’adiposità viscerale. Un altro è la monacolina K, una statina vegetale contenuta nel riso rosso fermentato, che può contribuire alla riduzione del colesterolo LDL. Spesso questi due principi attivi vengono associati proprio per avere un effetto sinergico sul metabolismo lipidico. Pur non essendo prodotti dimagranti, possono risultare utili per migliorare alcuni parametri metabolici.
Un altro aspetto interessante riguarda il sonno, spesso compromesso durante la menopausa. Integratori a base di melatonina, valeriana, melissa o passiflora possono migliorare la qualità del riposo e questo ha effetti benefici anche sul metabolismo. Dormire male, infatti, ha un impatto negativo sulla regolazione ormonale, aumenta i livelli di cortisolo, altera la fame e può contribuire all’accumulo di peso nel tempo. Migliorare il sonno, quindi, è un obiettivo fondamentale anche nel controllo metabolico, seppure in modo indiretto.
Il percorso nell’Ambulatorio di Gestione del peso di Humanitas Gradenigo
Quando si parla di menopausa e aumento di peso, è facile sentirsi sopraffatte: i cambiamenti sembrano tanti, rapidi e spesso difficili da comprendere. In Humanitas Gradenigo di Torino è attivo l’Ambulatorio di Gestione del Peso, un servizio multidisciplinare pensato per offrire supporto concreto e personalizzato alle donne che desiderano affrontare in modo serio, consapevole ed efficace le problematiche legate all’aumento di peso, alla composizione corporea e al metabolismo.
In questo spazio dedicato, le pazienti vengono seguite da un’équipe specializzata che include medici, dietiste, psicologi e, quando necessario, altri professionisti della salute. Il percorso non si limita alla semplice prescrizione di una dieta, ma tiene conto della storia clinica, dello stile di vita, delle difficoltà emotive e delle condizioni ormonali e metaboliche della persona. Si lavora insieme per costruire strategie reali, sostenibili e, soprattutto, efficaci nel tempo.
L’obiettivo non è solo perdere peso, ma migliorare la qualità della vita: ritrovare energia, sentirsi meglio nel proprio corpo, prevenire rischi cardiovascolari e metabolici e affrontare la menopausa con maggiore consapevolezza e serenità. Perché ogni donna merita un supporto su misura, soprattutto in un momento delicato e trasformativo come questo.