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La dieta amica della tiroide

Leggi l’intervista alla dottoressa Ilaria Messuti, endocrinologa di Humanitas Gradenigo, pubblicata sul settimanale cartaceo Confidenze.

La ghiandola a forma di farfalla, situata alla base del collo, necessita della giusta alimentazione per lavorare bene. Alcuni cibi favoriscono la ripresa della sua normale efficienza, sia nel caso in cui abbia una funzione rallentata o al contrario iperattiva.

Se funziona poco, può causare gonfiore, stanchezza e sensibilità al freddo. Se lavora troppo, il peso può calare, aumenta il battito cardiaco e si diventa intolleranti al caldo. La tiroide è coinvolta in numerosi processi fisiologici e in particolare nel metabolismo, ossia nella trasformazione del cibo che mangiamo in energia: dunque, per funzionare bene, questa ghiandola ha bisogno di un’alimentazione adeguata. Il micronutriente essenziale è lo iodio, che ne rappresenta il principale alleato. Stando al Ministero della salute, la dose di iodio raccomandata è di 150 microgrammi al giorno (0,15 milligrammi), che salgono a 200-250 per le donne in gravidanza. Un’alimentazione equilibrata spesso non basta per coprire il fabbisogno complessivo, anche se la sua fonte maggiore è rappresentata dagli alimenti come pesci di mare, crostacei, alghe, frutta secca, formaggi stagionati. Ma ovviamente non è così facile calcolarne l’apporto. Un modo semplice per raggiungerne la corretta quantità è sostituire il comune sale da cucina con quello iodato, che non presenta odori o sapori particolari, né altera quelli dei cibi a cui viene aggiunto: è sufficiente assumerne 3-5 grammi al giorno (non di più, visto che elevati apporti di sale sono notoriamente collegati al rischio di sviluppare malattie cardiovascolari). Questo stratagemma quotidiano è utile sia per prevenire problemi futuri sia per dare la “spinta” a una tiroide poco efficiente.

L’indicazione in generale è “poco sale, ma iodato”.

Meglio una cucina semplice

In generale non esistono singoli alimenti dannosi oppure miracolosi per mantenere la tiroide in salute, perché conta la dieta nel complesso. Si tratta di seguire un’alimentazione antinfiammatoria, che non soltanto ci assicura il giusto apporto di vitamine e sali minerali, utili per la salute, ma evita anche di scatenare uno dei fattori nocivi per questa ghiandola: l’infiammazione. Nella pratica, questo significa evitare piatti troppo elaborati o molto ricchi di grassi idrogenati, burro, margarina e oli vegetali di origine non nota (diversi da quelli di oliva), limitando anche il consumo di zuccheri, privilegiando i carboidrati integrali e abbondando con frutta, verdura, legumi e grassi buoni (frutta secca, olio extravergine di oliva, pesce azzurro).

Attenzione ai falsi miti

Spesso vengono demonizzati soia, glutine e l’intera famiglia delle crucifere, composta da cavoli, broccoli, cavolfiori, cavolini di Bruxelles e compagnia. Perché questo accanimento? Soia e crucifere vengono accusate di interferire con il metabolismo dello iodio, riducendone la disponibilità per l’organismo, mentre il glutine viene erroneamente associato a un aumento dei livelli di infiammazione nel corpo. In realtà, si tratta di informazioni prive di fondamento scientifico, che finiscono per tradursi in vane restrizioni a tavola: le uniche informazioni disponibili riguardano i cavoli, anche se le quantità che hanno dimostrato di rallentare la funzione tiroidea sono di circa un chilo e mezzo al giorno, mangiato crudo ogni giorno per parecchi mesi. Si tratta di casi limite, evitabili seguendo una dieta varia, mai monotona. E se proprio vogliamo stare tranquilli, possiamo cuocere questi ortaggi per inattivare i glucosinolati, riducendo così la capacità di interferire con la sintesi di ormoni tiroidei. Ma basta lanciare una ricerca sul web per imbattersi in elenchi di alimenti tabù per la tiroide: oltre a essere inutili, queste sforbiciate in tavola possono addirittura aprire la strada a disturbi del comportamento alimentare in chi è predisposto a queste problematiche. Al massimo, in caso di specifiche disfunzioni tiroidee, occorre seguire scrupolosamente la terapia indicata dall’endocrinologo, mai fare di testa propria e ricordare che si può mangiare di tutto.

Integrazione? Non sempre serve

Attenzione anche agli integratori alimentari, spesso assunti alla leggera, nella convinzione che “male non fanno”. Molte persone ricorrono a supplementazioni a base di alghe per integrare lo iodio, che qui è molto concentrato e rischia di indurre più danni che benefici. La tiroide ha bisogno di questo microelemento, ma a piccole dosi. Fornirgliene delle “bombe” quotidiane rischia di intossicarla, come un motore che si ingolfa. Piuttosto, è meglio utilizzare le alghe al naturale. Di solito, vengono vendute essiccate in fiocchi o preparate in fogli sottilissimi, raramente fresche, e nella maggior parte dei casi non è necessaria la cottura. Basta immergerle in acqua per una decina di minuti, in modo da reidratarle, e – dopo averle strizzate – è possibile aggiungerne alcuni pezzi crudi in zuppe, creme di verdure, piatti di mare o minestre di legumi.

Magnifiche alghe

Una curiosità: le pecore di North Ronaldsay, l’isola più a nord dell’arcipelago scozzese delle Orcadi, sono una delle razze ovine più antiche e rare al mondo. La loro peculiarità è che vivono decisamente più a lungo rispetto alle altre pecore e tendono ad ammalarsi molto meno. A spiegarne la speciale e salubre longevità potrebbe essere la dieta esclusivamente a base di alghe, che conferisce alla carne di questi animali una salinità unica e un sapore caratteristico. Siccome questi vegetali sono da anni oggetto di studi e ricerche riguardo i potenziali benefici anche per l’alimentazione umana, potremmo sfruttarne la speciale combinazione di sostanze, molto diverse da quelle presenti nelle piante terrestri e fra cui spicca proprio lo iodio.

Un ultimo consiglio: diffidate sempre delle “diete ad eliminazione” che in ambito alimentare stanno sempre più spopolando, con liste nere di alimenti che sarebbero dannosi per questo o per l’altro motivo, e quindi andrebbero eliminati.

In linea generale vale sempre la regola del buon senso: una dieta varia, sana e bilanciata fa bene alla nostra salute, tiroide inclusa.