A ottobre le prime forme para-influenzali hanno già costretto a letto 125mila italiani: «Va trattata con gli opportuni farmaci sia che riguardi le alte vie aeree sia che assuma forme gastroenterologico», spiega il dottor Giorgio Carbone, responsabile della Medicina e Chirurgia di urgenza di Humanitas Gradenigo. L’Ospedale ha condotto con successo la campagna di sensibilizzazione “Più vicini col vaccino” per invitare dipendenti e collaboratori a vaccinarsi contro l’influenza.
Non è ancora l’influenza stagionale che fa tanto paura, ma nell’ultima settimana di ottobre 71mila italiani si sono messi a letto per una delle forme che le assomigliano e si definiscono para-influenzali. Nell’intero mese di ottobre sono così salite a 125mila le persone colpite, in primis bambini tra zero e quattro anni e persone anziane.
L’influenza è una malattia respiratoria capace di manifestarsi in forme di diversa gravità: può richiedere il ricovero in ospedale e diventare addirittura causa di morte. «La sindrome influenzale presenta sintomatologie diverse a seconda degli anni – spiega il dottor Giorgio Carbone, responsabile della Medicina e Chirurgia di urgenza di Humanitas Gradenigo -. È di natura virale e va perciò trattata con gli opportuni farmaci sia che si tratti di infiammazione delle alte vie aeree sia che assuma una forma di carattere gastroenterologico». È in ogni caso un fenomeno che contribuisce ad aumentare in modo massiccio l’afflusso al Pronto soccorso dei diversi ospedali: «Nel caso di influenza stagionale sarebbe meglio non recarsi in Pronto soccorso – continua il dottor Carbone -. Ha senso farlo per le eventuali complicanze, vale a dire una febbre che dopo quattro o cinque giorni non passa né arretra al cospetto delle normali terapie sintomatiche. In ogni caso, è bene ricordare che prima di andare in Pronto soccorso è sempre meglio consultare il proprio medico di famiglia e decidere assieme a lui».
L’influenza si trasmette attraverso le goccioline di saliva di chi tossisce o starnutisce oppure attraverso il contatto diretto o indiretto con le secrezioni contaminate. Ha un periodo di incubazione da due a quattro giorni. Sono quattro le azioni che l’ECDC (Centro europeo per il controllo delle malattie) raccomanda per provare a tenerla lontana:
- Lavare di frequente le mani (se non c’è acqua, vanno bene anche i gel alcolici).
- Mantenere una buona igiene respiratoria: coprendo bocca e naso quando si tossisce o starnutisce, trattando i fazzoletti e lavandosi le mani.
- Isolarsi a casa se si cade in malattie respiratorie febbrili, in special modo in fase iniziale.
- Utilizzare le mascherine se ci si trova in un ambiente sanitario come l’ospedale e si avverte una sintomatologia influenzale.
La misura preventiva più efficace contro l’influenza rimane in ogni caso il vaccino. E proprio in ottica di prevenzione s’è svolta con successo la campagna di sensibilizzazione “Più vicini col vaccino” attivata in Humanitas Gradenigo per invitare dipendenti e collaboratori dell’Ospedale a vaccinarsi contro l’influenza. «Abbiamo ricevuto un’adesione molto elevata che ha testimoniato una volta di più la grande sensibilità che quest’Ospedale riserva alle iniziative rivolte ai pazienti», afferma il dottor Domenico Tangolo, Direttore sanitario di Humanitas Gradenigo.
Una scelta consapevole che medici e operatori sanitari hanno realizzato con senso di responsabilità e sicurezza verso i pazienti e verso le persone più deboli ed esposte. La campagna “Più vicini col vaccino” è stata condotta attraverso canali di comunicazione interna che hanno incluso alcuni manifesti con volti e nomi di personale medico, sanitario e assistenziale accompagnati dallo slogan “Io mi vaccino”. Proprio medici e personale sanitario di assistenza figurano tra i soggetti indicati dal ministero della Salute quali destinatari del vaccino per almeno tre motivi: rischio personale di contrarre l’influenza trovandosi a continuo contatto con soggetti ammalati di forme respiratorie e di influenza; assenza dal lavoro per influenza proprio nel periodo in cui c’è maggiore richiesta di assistenza da parte della popolazione; rischio di diventare trasmettitore di infezione da virus influenzali proprio in ospedale, dove è invece necessario il massimo della tutela.