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Il ricordo del dottor Parigi nelle parole dei medici del Gradenigo

A un mese dalla sua improvvisa scomparsa, il responsabile di Anestesia, Rianimazione e Terapia antalgica dell’Ospedale trova spazio nelle parole di chi aveva lavorato con lui: «Grandi doti professionali e umane che lo avevano reso sempre disponibile con i pazienti e con i colleghi», ricordano le dottoresse Silvia Destefanis e Daniela Clerici e il professor Giovanni Muto.

 

«È stato il prototipo del medico a 360 gradi: sempre disponibile con i pazienti e sempre presente con i colleghi, perfetto organizzatore del lavoro suo e dell’équipe, infallibile nella scelta delle persone chiamate a lavorare con lui». A un mese esatto dall’improvvisa scomparsa del dottor Luigi Alfonso Parigi, sottratto all’affetto dei suoi cari all’alba dell’ultima domenica di agosto da un malore improvviso tra le mura di casa, ci sono ancora grande dolore e sbigottimento nella Terapia intensiva dell’Ospedale. La dottoressa Silvia Destefanis e la dottoressa Daniela Clerici ricordano a nome di tutti il loro responsabile, nominato alla guida di Anestesia, Rianimazione e Terapia antalgica di Humanitas Gradenigo dall’estate del 2017, dopo una lunga permanenza negli ospedali torinesi Maria Vittoria e Martini: «Il dottor Parigi aveva davvero il giusto “physique du rôle” – affermano – che gli consentiva di abbinare le doti professionali a quelle umane risultando carismatico e credibile in ogni situazione clinica».

Proprio in Humanitas Gradenigo, il dottor Parigi aveva avuto modo di ritrovare il professor Giovanni Muto, rinnovando un legame lavorativo lungo ventotto anni: «Avevamo cominciato a lavorare insieme nel 1990 – racconta il professor Muto -. Il nostro sodalizio era nato quando io ero da poco diventato primario al Maria Vittoria e Luigi stava muovendo i primi passi da aiuto anestesista. Successivamente mi ero trasferito al San Giovanni Bosco e poi al Campus universitario di Roma, mentre lui aveva scelto il Martini dove era rimasto fino a un anno fa. Ebbene, in tutti questi anni e nonostante i cambi di ospedale che possono riguardare le vite dei medici, io e Luigi avevamo sempre continuato a lavorare fianco a fianco alla Clinica Fornaca, entrando tutte le settimane insieme in sala operatoria e prendendoci cura insieme della salute di migliaia di pazienti».

Un rapporto professionale di assoluta fiducia e una profonda amicizia che si sono tradotti in alcune migliaia di interventi chirurgici e in una serie di ricordi indelebili: «Potrei davvero raccontare una grande quantità di episodi vissuti da me e Luigi nel corso di tutti questi anni – prosegue il professor Muto -, ma ci tengo a sottolineare che aiutare i pazienti andando oltre l’aspetto puramente clinico era una delle caratteristiche che lo rendevano tanto speciale». In sala operatoria, il dottor Parigi era depositario di: «Una grandissima abilità nelle anestesie di tipo periferico ed era un autentico maestro nel maneggiare gli aghi, due doti che gli consentivano di calibrare la perfetta anestesia per ciascun tipo di patologia trattata e di eccellere nell’applicazione della Terapia del dolore», aggiunge ancora il professor Muto.

Una patente di affidabilità che al dottor Parigi veniva riconosciuta anche al di fuori dell’ospedale: «”Chiedi a Luigi” era l’espressione tipica che la mia équipe chirurgica pronunciava di fronte a una questione da risolvere – conclude il professor Muto -. Se dovevi cambiare auto potevi chiedere a Luigi: ti avrebbe detto tutto a proposito di modelli, prestazioni, prezzi e addirittura concessionari. Idem per cambiare le gomme dell’auto, gli infissi di casa o tante altre cose: Luigi aveva la risposta giusta e ti metteva in condizione di operare nel migliore dei modi, nella vita come in sala operatoria».