Riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità come condizione cronica, progressiva e recidivante, l’obesità non dipende solo dalle scelte quotidiane. La gestione efficace combina modifiche dello stile di vita, supporto nutrizionale e, quando necessario, farmaci innovativi in grado di favorire una perdita di peso significativa e ridurre le complicanze metaboliche e cardiovascolari.
L’obesità non è semplicemente il risultato di scelte alimentari sbagliate o di una scarsa attività fisica. Dal 2012, l’Organizzazione mondiale della sanità e le principali linee guida internazionali l’hanno riconosciuta ufficialmente come una malattia cronica, progressiva e recidivante. Questo significa che richiede un approccio multidisciplinare: modifiche dello stile di vita, supporto nutrizionale e, quando indicato, l’uso di farmaci specifici. Pur non sostituendo l’alimentazione equilibrata e l’attività fisica, la terapia farmacologica diventa una risorsa fondamentale per chi non riesce a raggiungere una perdita di peso significativa con i soli cambiamenti comportamentali.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Stefania Corvisieri, responsabile dell’ambulatorio di Gestione del Peso di Humanitas Gradenigo di Torino.
Perché alcune persone prendono peso più facilmente di altre?
Non tutti reagiamo allo stesso modo agli stimoli ambientali o alimentari. La genetica gioca un ruolo centrale: studi su gemelli monozigoti hanno dimostrato che la predisposizione all’obesità può avere un’ereditabilità tra il 40% e il 70%. Alcune varianti genetiche influiscono direttamente sulla regolazione della fame e della sazietà, determinando un appetito più difficile da controllare e una maggiore vulnerabilità all’accumulo di peso.
Ma la genetica da sola non spiega tutto. Fattori ambientali, come la sedentarietà, l’uso eccessivo di alimenti ultra-processati, la qualità del sonno e lo stress, possono interagire con il patrimonio genetico e aggravare la tendenza all’aumento di peso. In questo contesto, le modifiche dello stile di vita rimangono essenziali: migliorare l’alimentazione, aumentare l’attività fisica e gestire lo stress rappresentano strumenti fondamentali per la prevenzione e il controllo dell’obesità. Tuttavia, in alcune persone anche le buone abitudini quotidiane possono non bastare, perché il corpo ha sviluppato meccanismi di recupero del peso che rendono difficile mantenere i risultati nel tempo.
Cosa possono fare i farmaci?
Negli ultimi anni, la farmacoterapia ha aperto nuove prospettive nel trattamento dell’obesità. Farmaci innovativi come gli analoghi del GLP-1, tra cui semaglutide e tirzepatide, hanno mostrato un’efficacia notevole nella perdita di peso, arrivando fino al 20% del peso iniziale, un risultato fino a poco tempo fa riservato alla chirurgia bariatrica. Questi farmaci, somministrati tramite penna sottocutanea una volta alla settimana, agiscono su diversi livelli: ritardano lo svuotamento gastrico, riducono l’appetito e modulano i centri ipotalamici che regolano fame e sazietà. In pratica, aiutano i pazienti a mangiare di meno senza ricorrere a diete drastiche e a gestire meglio la fame emotiva o compensatoria.
Oltre a questo effetto principale, gli analoghi del GLP-1 apportano benefici anche su pressione arteriosa, metabolismo glucidico, salute cardiaca, steatosi epatica e rischio di apnee notturne. Per ottenere risultati duraturi è fondamentale associare il farmaco a un programma di mantenimento che integri dieta, movimento e monitoraggio medico regolare.
Ci sono effetti collaterali o controindicazioni?
Come tutti i farmaci, anche quelli per l’obesità possono causare effetti collaterali, principalmente di tipo gastrointestinale: nausea, bruciore di stomaco, stitichezza o diarrea. Nella pratica clinica, questi sintomi possono essere gestiti con semplici strategie alimentari, modulazione della dose o l’uso di integratori naturali, come lo zenzero, che aiutano a ridurre la nausea.
Le controindicazioni vere e proprie sono rare e includono disturbi gravi del comportamento alimentare, insufficienza epatica o renale avanzata. La maggior parte delle comorbidità tipiche dell’obesità, come ipertensione, diabete o colesterolo alto, non rappresentano invece un limite all’utilizzo del farmaco e spesso beneficiano direttamente del trattamento.
Quali pazienti possono accedere a questi farmaci?
I farmaci per l’obesità non sono integratori o rimedi miracolosi venduti in farmacia: sono strumenti clinici da usare sotto controllo medico. Possono essere prescritti a pazienti con indice di massa corporea superiore a 30, o in caso di sovrappeso con complicanze metaboliche o cardiovascolari associate. L’età di utilizzo varia: possono essere somministrati anche agli adolescenti, mentre l’uso in età avanzata oltre i 75-80 anni viene valutato caso per caso.
La scelta di iniziare un trattamento farmacologico deve sempre essere inserita in un percorso completo, che integri valutazione medica, supporto nutrizionale e modifiche dello stile di vita. La terapia farmacologica, in questo contesto, diventa una risorsa aggiuntiva per chi ha difficoltà a raggiungere o mantenere una perdita di peso significativa.
L’Ambulatorio di Gestione del Peso: un supporto concreto
Presso l’Ospedale Humanitas Gradenigo di Torino, l’Ambulatorio di Gestione del Peso offre un percorso multidisciplinare per la gestione dell’obesità. Le pazienti vengono seguite da medici, dietiste e psicologi per sviluppare un programma personalizzato, che integri modifiche dello stile di vita, supporto nutrizionale e, se indicato, terapia farmacologica.
L’obiettivo non è solo la riduzione del peso, ma anche la prevenzione delle complicanze metaboliche e cardiovascolari, il miglioramento della qualità della vita e il mantenimento dei risultati nel tempo. Ogni percorso è costruito senza stigma, con un approccio rispettoso e centrato sulla persona, considerando tutte le sfaccettature della malattia: genetica, ambiente, metabolismo e aspetti emotivi.

