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Infarto del miocardio


Cos’è l’infarto del miocardio?

L’infarto indica la morte (necrosi) di un tessuto o di un organo per insufficiente apporto di sangue e ossigeno dalla circolazione arteriosa. L’infarto del miocardio colpisce una parte del muscolo cardiaco a seguito dell’ostruzione di una delle coronarie, arterie responsabili della sua irrorazione. Questa è una condizione grave, che può avere esiti fatali e necessita di intervento e trasporto immediato in ospedale.

Quali sono le cause dell’infarto del miocardio?

L’infarto miocardico è causato dall’occlusione parziale o totale di un’arteria coronarica in seguito alla formazione di un coagulo (o trombo) su una delle lesioni aterosclerotiche che possono essere presenti sulla parete vascolare. In rari casi, l’infarto può derivare da una malformazione coronarica o dallo scollamento tra i foglietti della parete coronarica (dissezione) per cui quello interno sporge nel lume, restringendolo e predisponendo la sua totale chiusura. C’è poi la sindrome di Takotsubo, un infarto che esordisce in seguito a un intenso stress emotivo e interessa soprattutto le donne.

Quali sono i sintomi dell’infarto del miocardio?

Dolore al petto, sudorazione fredda, malessere profondo, vomito e nausea sono i sintomi caratteristici. Il dolore può essere localizzato al petto o dietro lo sterno e può irradiarsi alla mandibola (in particolare a sinistra), alla porzione di colonna vertebrale posta tra le scapole, ai vasi del collo e alla gola, agli arti superiori (con maggior interessamento del sinistro) e allo stomaco. L’infarto si caratterizza per un esordio brusco, ma talvolta il dolore al petto può manifestarsi per brevi intervalli di tempo per poi risolversi in modo spontaneo, prima di comparire nuovamente e in modo più duraturo insieme agli altri sintomi, che possono comunque variare da soggetto a soggetto. Di solito, l’episodio acuto dura circa 30-40 minuti, con un’intensità di sintomi variabile.

Quali sono i fattori di rischio?

I fattori di rischio si distinguono in modificabili e non modificabili. Sono fattori non modificabili la familiarità, l’età (il rischio è maggiore quanto più si invecchia) e il sesso maschile (ma dopo la menopausa il rischio di aterosclerosi e infarto è lo stesso negli uomini e nelle donne). Sono fattori modificabili invece lo stile di vita (con eliminazione del fumo e della sedentarietà e con la pratica di regolare esercizio fisico), l’alimentazione che deve essere sana ed equilibrata, l’ipertensione arteriosa (o pressione alta), il diabete e l’utilizzo di sostanze stupefacenti.

Come si effettua la diagnosi?

L’infarto viene di solito diagnosticato a partire dai sintomi riferiti dal paziente. Nel caso di infarto del miocardio, la diagnosi si avvarrà anche di un elettrocardiogramma. Nei valori degli esami del sangue si andrà poi a ricercare la presenza di alcune sostanze (enzimi cardiaci) che vengono rilasciate nel sangue dalle cellule morte del muscolo cardiaco; tali sostanze resteranno in circolo per circa due settimane dall’evento. Un altro esame utile per valutare i danni causati dall’infarto è l’ecocardiogramma con Color Doppler; mentre la coronarografia con mezzo di contrasto consente di osservare le condizioni delle coronarie. Potranno inoltre essere indicati: elettrocardiogramma da sforzo, ecocardiogramma da sforzo o da stress farmacologico, scintigrafia miocardica da sforzo o da stress farmacologico e, infine, risonanza magnetica da stress farmacologico.