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Malattie reumatiche: vero e falso

Le malattie reumatiche sono un gruppo eterogeneo di patologie cronico-infiammatorie e degenerative che colpiscono articolazioni, muscoli, tendini, ossa e, in alcuni casi, anche organi interni. Si tratta di malattie che possono insorgere ad ogni età, anche in persone giovani e nei bambini, e vanno diagnosticate ai primi sintomi per prevenire complicanze future.

Approfondiamo l’argomento con il dottor Andrea Scarfò, medico reumatologo di Humanitas Medical Care Principe Oddone.

È vero che le malattie reumatiche si manifestano solo in tarda età?

Falso. Ciò vale sostanzialmente per le forme degenerative, ovvero l’artrosi, nella genesi della quale concorrono anche altri fattori (obesità, dismetabolismi, lavori usuranti), ma in cui l’età avanzata ha un ruolo essenziale.

Viceversa, le malattie infiammatorie su base autoimmune (artrite reumatoide, connettiviti) presentano un picco di insorgenza tra i 25 e i 40-45 anni, pur potendosi sviluppare a qualsiasi età, compresa quella pediatrica.

Va sottolineato che tali malattie prediligono in genere il sesso femminile, con un rapporto femmine/maschi che può variare tra 4 a 1 e 9 a 1, secondo il tipo di malattia. Fa eccezione la spondilite anchilosante, in cui il rapporto è nettamente invertito, con una proporzione maschi/femmine intorno a 9 a 1.

Per quanto riguarda la distribuzione fra i sessi, invece, l’artrosi non ha particolari preferenze,

È vero che si conoscono le cause delle malattie reumatiche?

Falso (almeno in parte). Di tali malattie si è arrivati a comprendere i meccanismi che portano a sviluppare la malattia, ma non ancora le cause.

Si ritiene che vi sia alla base una predisposizione genetica, su cui possono intervenire vari fattori scatenanti (ambientali, infettivi, ormonali), ma la causa prima rimane ancora indefinita.

Nel caso delle forme degenerative, invece, età, obesità, sovraccarico articolare sono cause riconosciute.

È vero che i sintomi sono facilmente riconoscibili?

Falso (almeno in parte). Soprattutto in fase iniziale, la malattia può avere un comportamento insidioso, che può portare anche ad un ritardo diagnostico. Esistono tuttavia alcuni campanelli d’allarme, come persistenza/fissità del dolore, tumefazione e/o arrossamento dell’articolazione colpita, protratta rigidità mattutina, che possono indirizzare verso una diagnosi di artrite. La comparsa inoltre di sintomi sistemici come febbre, fenomeno di Raynaud, versamento pleurico o pericardico, esagerata sensibilità ai raggi solari, deve far sospettare la possibile presenza di una connettivite.

È vero che il dolore articolare è un campanello d’allarme?

Vero. Il dolore articolare che persiste per settimane, non migliora con il riposo, soprattutto se associato a rigidità mattutina, gonfiore e limitazione del movimento, dovrebbe rappresentare un motivo per richiedere una valutazione specialistica.

Meglio non aspettare che il dolore diventi invalidante prima di parlarne con il medico, specie se esistono precedenti di malattie reumatiche in famiglia.

Inoltre, se ci sono condizioni associate come psoriasi o malattie infiammatorie intestinali, che possono associarsi ad artrite, il sospetto deve essere ancora più alto.

Ritardare la diagnosi, e dunque la terapia, può comportare nel tempo danni permanenti. Infatti, l’infiammazione cronica non trattata può condurre a lesioni strutturali dell’articolazione, nonché a danni agli organi interni ed a un generale peggioramento della qualità di vita, oltre che ad un aumento di mortalità.

È vero che le malattie reumatiche non si possono curare?

Falso. Negli ultimi decenni la ricerca sulle malattie reumatiche ha fatto passi significativi. Si sono compresi molto meglio i meccanismi infiammatori ed immunitari, e ciò ha condotto allo sviluppo di farmaci mirati contro tali meccanismi, con risultati terapeutici molto migliori. Parliamo essenzialmente dei farmaci definiti biotecnologici, il cui primo impiego risale solo agli inizi degli anni duemila, e che hanno consentito sensibili miglioramenti nelle forme non controllate dai farmaci “tradizionali”.

Accanto alla terapia farmacologica, l’adozione di uno stile di vita sano, la gestione del peso corporeo, l’attività fisica regolare, la protezione delle articolazioni sono parti fondamentali della gestione della malattia.

La diagnosi precoce permette di impostare il trattamento più adatto, allo scopo di evitare danni permanenti, e aumentare la probabilità di raggiungere la remissione, ossia la fase di malattia in cui non sono presenti manifestazioni attive. Diagnosi e terapia precoci possono cambiare l’evoluzione della malattia e migliorare la qualità di vita del paziente.

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