La tiroide non smette di funzionare solo perché si attraversa un periodo di ansia o tensione. Gli anticorpi diretti contro la ghiandola, che in alcuni casi portano all’ipotiroidismo autoimmune o all’ipertiroidismo, sono già presenti nel codice genetico dell’individuo e possono restare latenti per anni. Lo stress, al massimo, può agire come un piccolo trigger in chi ha una predisposizione già consolidata, ma da solo non genera malattia.
Spesso, nei periodi di forte pressione o tensione, si tende a incolpare lo stress di ogni malfunzionamento dell’organismo, arrivando persino a sospettare che possa “bloccare” la tiroide. È un’interpretazione diffusa, quasi rassicurante, perché semplifica un fenomeno complesso e offre una spiegazione immediata a sintomi che risultano difficili da comprendere. La realtà, tuttavia, è più sfumata: lo stress da solo non è in grado di provocare ipotiroidismo o ipertiroidismo. La maggior parte delle disfunzioni tiroidee ha radici autoimmuni e genetiche, per cui la predisposizione a svilupparle è già presente nell’organismo molto prima che fattori esterni come gli eventi stressanti possano entrare in gioco.
Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Barbara Puligheddu, specialista in Endocrinologia dell’Ospedale Humanitas Gradenigo di Torino.
Lo stress può causare ipotiroidismo?
Quella autoimmune è la forma più comune di ipotiroidismo ed è causata dalla presenza di autoanticorpi diretti contro la tiroide, come gli anti-tireoglobulina (anti-TG) e anti-perossidasi (anti-TPO). Questi anticorpi sono spesso già presenti nell’organismo in forma latente e indicano una predisposizione genetica, non una malattia attiva. La tiroide può diventare “pigra” quando questi anticorpi iniziano a danneggiare la ghiandola, ma si tratta di un processo graduale che non viene scatenato direttamente dagli episodi di stress quotidiano. Al massino, gli eventi stressanti possono agire come piccoli trigger in soggetti già predisposti, ma non generano ipotiroidismo in chi ha una tiroide sana.
Gli effetti dell’ipotiroidismo autoimmune si sviluppano nel tempo e includono rallentamento del metabolismo, affaticamento, difficoltà di concentrazione e, in alcuni casi, aumento di peso dovuto più a ritenzione idrica che a incremento della massa grassa. La gestione clinica efficace, attraverso la terapia sostitutiva con levotiroxina, permette di riportare i livelli ormonali alla normalità e di mantenere la funzionalità tiroidea indipendentemente dai fattori di stress.
E l’ipertiroidismo?
L’ipertiroidismo autoimmune, come nella malattia di Basedow, ha meccanismi leggermente diversi. In questo caso, gli anticorpi antirecettori del TSH (TRAb) stimolano in modo eccessivo la tiroide, provocando una produzione di ormoni superiore al necessario. Qui lo stress può avere un ruolo più evidente come evento scatenante: lutti, malattie gravi, traslochi o tensioni prolungate possono accelerare l’insorgenza dei sintomi in chi ha già una predisposizione genetica. Tuttavia, è fondamentale sottolineare che lo stress da solo non basta a determinare la malattia: è sempre necessario che esista una predisposizione autoimmune preesistente.
I sintomi dell’ipertiroidismo includono perdita di peso non spiegabile, tachicardia, nervosismo, insonnia e aumento del fabbisogno energetico, spesso accompagnati da riduzione della massa muscolare. In questi casi, lavorare sullo stress può aiutare il benessere generale, ma non sostituisce la terapia farmacologica, che rimane l’unico strumento efficace per regolare la produzione eccessiva di ormoni tiroidei.
Quali esami servono per valutare la tiroide?
Il primo passo per una corretta valutazione è rappresentato dagli esami del sangue, che misurano TSH, ormoni tiroidei e, se necessario, gli autoanticorpi. L’ecografia della tiroide è considerata un esame di secondo livello e serve soprattutto per identificare eventuali noduli, valutare la dimensione della ghiandola o la vascolarizzazione. È importante sottolineare che la presenza di piccoli noduli non indica necessariamente una malattia attiva: la loro frequenza è elevata nella popolazione generale e non richiede allarmismi inutili.
Qual è il ruolo dello stress nella gestione della tiroide?
Lo stress, pur potendo agire come trigger in situazioni di predisposizione autoimmune, non è il principale responsabile delle disfunzioni tiroidee. Nell’ipertiroidismo, la terapia farmacologica rimane essenziale per controllare la produzione eccessiva di ormoni; nell’ipotiroidismo autoimmune, la sostituzione con levotiroxina permette di normalizzare i livelli ormonali indipendentemente dallo stress. Ciò non significa che lo stress non influenzi il benessere complessivo: può incidere sulla qualità del sonno, sull’umore e sulla gestione dei sintomi, ma non modifica la fisiologia tiroidea di base.
Quando rivolgersi all’endocrinologo?
È consigliabile consultare uno specialista in caso di sintomi sospetti o alterazioni nei valori di laboratorio, come TSH fuori range o livelli anomali di ormoni tiroidei. La diagnosi precoce consente di pianificare la terapia più adeguata, monitorare gli autoanticorpi e prevenire complicanze. L’approccio diagnostico deve sempre partire dall’anamnesi, dai sintomi e dai risultati di laboratorio, riservando l’ecografia ai casi in cui vi siano indicazioni specifiche, come noduli sospetti o aumentata vascolarizzazione della ghiandola.
Un approccio completo
L’Unità di Endocrinologia e Metabolismo dell’Ospedale Humanitas Gradenigo di Torino rappresenta un punto di riferimento per la gestione delle disfunzioni tiroidee. Grazie a un approccio multidisciplinare, che combina valutazioni cliniche approfondite, monitoraggio laboratoristico, ecografie mirate e supporto personalizzato allo stile di vita, i pazienti ricevono un percorso di cura completo e sicuro.
Attraverso protocolli terapeutici mirati e un costante follow-up, è possibile affrontare efficacemente le patologie tiroidee, mantenere l’equilibrio metabolico e ridurre i fattori di rischio senza generare ansia o allarmismi ingiustificati. In questo modo, i pazienti possono acquisire maggiore consapevolezza della propria salute, sfatando il mito secondo cui lo stress da solo possa causare malfunzionamenti della tiroide e comprendendo l’importanza della predisposizione genetica e della gestione medica.

