Quando chiediamo a qualcuno “Come stai?”, la risposta è quasi sempre automatica: “Bene”. Eppure, basta poco perché da quella parola neutra emergano malesseri taciuti, disturbi ignorati, pensieri non condivisi. La salute, come ricorda l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è solo assenza di malattia, ma “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”. Eppure, di queste tre componenti, quella mentale ed emotiva è spesso la più trascurata. C’è chi convive con dolori vaghi, un senso di insoddisfazione o un malessere non definito, ma non lo racconta, o lo minimizza. E mentre per un mal di stomaco si va subito dal medico, per un malessere dell’anima si tende a far finta di niente.
Questo silenzio può durare a lungo, finché non si trasforma in segnali più evidenti: insonnia, stanchezza cronica, sintomi fisici inspiegabili. Di questo si è parlato durante l’incontro “Dall’equilibrio della mente alla salute del corpo: percorsi di recupero del benessere globale” con la dottoressa Viviana Contu, oncologa e il dottor Francesco Cuniberti, psichiatra.
Lo stress: da meccanismo salvavita a nemico silenzioso
Lo stress, di per sé, non è il nemico. È una risposta naturale e antica del nostro organismo, progettata per affrontare situazioni di emergenza. Nei tempi antichi, quando l’uomo primitivo si trovava davanti a un predatore, il suo corpo reagiva aumentando il battito cardiaco, alzando la pressione arteriosa e rilasciando ormoni come l’adrenalina: tutto ciò serviva a prepararlo a combattere o a fuggire. Questo meccanismo, detto “fight or flight” (lotta o fuga), ha garantito per millenni la sopravvivenza della specie.
Oggi, però, quella stessa risposta fisiologica si attiva in situazioni che non mettono realmente a rischio la vita: una riunione di lavoro, una lite in famiglia, il traffico mattutino, un messaggio che tarda ad arrivare. La nostra percezione degli eventi può essere così alterata da far scattare nel corpo una vera e propria allerta biologica, come se stessimo affrontando un pericolo imminente. E se questa attivazione diventa costante, il corpo resta in uno stato di ipervigilanza che, nel tempo, danneggia il corpo, la mente, la salute e il benessere generale.
Lo stress cronico infatti influisce sul cuore, sul sistema immunitario, sul sonno, sulla digestione, sulla pressione arteriosa e sull’equilibrio ormonale. Ma soprattutto altera il benessere mentale. La sensazione di “non farcela”, il sovraccarico emotivo, la difficoltà a fermarsi e a chiedere aiuto sono campanelli d’allarme spesso ignorati. Eppure, non ascoltare questi segnali può portarci a un punto di rottura. Lo stress continuo diventa quindi un rischio reale per la salute fisica, oltre che per l’equilibrio mentale. Lo stile di vita diventa un fattore decisivo nella gestione dello stress: non si tratta solo di mangiare bene o muoversi di più, ma di creare uno spazio quotidiano per riconoscere e gestire le emozioni, per dormire in modo adeguato, per rallentare consapevolmente e respirare.
Emozioni che bloccano: quando la mente parla con il corpo
Tristezza, rabbia, paura, gioia: le emozioni non sono solo vissuti interiori, ma esperienze fisiche. Il cuore che accelera per una forte emozione, il nodo alla gola per la rabbia trattenuta, la tensione muscolare legata alla paura: sono tutti modi in cui il corpo traduce ciò che sentiamo, anche quando non ce ne rendiamo conto. Quando queste emozioni non vengono riconosciute o gestite, infatti, possono manifestarsi attraverso il corpo. Si parla in questo caso di somatizzazione.
I giovani sono spesso i più colpiti: molti adolescenti e giovani adulti non sanno distinguere le emozioni, né dare loro un nome. Vivono tutte le sensazioni come un’unica sensazione indistinta. Spesso, senza strumenti emotivi, si rifugiano nel mondo virtuale, isolandosi, evitando il confronto, perché troppo faticoso sul piano emotivo. Ma anche gli adulti e gli anziani non sono esenti: tensioni familiari, solitudine, difficoltà economiche o relazionali generano ansia e frustrazione, rabbia inespressa o tristezza che possono accompagnarsi a sintomi fisici come mal di stomaco, cefalea, insonnia, vertigini o ipertensione. La mente soffre, e il corpo si fa portavoce.
Le emozioni, infatti, sono strettamente legate al sistema di allarme del nostro corpo, lo stesso che regola ansia e stress. Quando le emozioni non trovano uno spazio per essere comprese o elaborate, il sistema rimane in uno stato di attivazione costante. Il risultato è un corpo cronicamente in allerta, che si ammala più facilmente, che si irrigidisce, che non riposa. Il rischio, alla lunga, è un blocco: mentale, emotivo, fisico.
Ansia: il sistema d’allarme che non si spegne mai
L’ansia è una risposta naturale del nostro cervello: un sistema d’allarme che ci mette in allerta in caso di pericolo. Ma se l’allarme suona continuamente, anche senza una minaccia reale, il sistema si inceppa. Come una macchina che non si ferma mai, alla fine, inizia a guastarsi: si evitano situazioni come guidare, uscire, incontrare persone per paura di stare male; si possono sviluppare attacchi di panico, disturbi del sonno, sensazioni fisiche intense e ingiustificate come tachicardia, vertigini, dolori muscolari o problemi gastrointestinali. In alcuni casi, si sviluppano disturbi d’ansia più strutturati, come chi teme costantemente di avere una malattia grave – un tempo chiamata ipocondria, oggi “disturbo da ansia da malattia” -, o chi si concentra su sintomi lievi trasformandoli in ossessioni. L’ansia, così, smette di essere un campanello d’allarme utile e diventa una prigione invisibile.
Prendersi cura di sé: il ruolo delle tecniche mente-corpo
Imparare a respirare con il diaframma, rilassare i muscoli, ascoltare il proprio corpo, sono gesti semplici, ma potenti.
Tecniche come la respirazione diaframmatica, il rilassamento muscolare progressivo, la mindfulness e la ristrutturazione dei pensieri negativi aiutano a interrompere i pensieri ripetitivi e a ritrovare un equilibrio.
Anche piccoli esercizi di consapevolezza quotidiana, come osservare il cibo prima di mangiarlo, o concentrarsi su ciò che si tocca, si sente, si vede, aiutano a rientrare nel “qui e ora”, a ridurre l’ansia anticipatoria. È importante capire che non si è deboli se si chiede aiuto. Anzi, è un atto di forza. Il primo passo è riconoscere il bisogno e chiedere aiuto a chi può essere d’aiuto, come psicologi, psicoterapeuti, medici. Perché la mente e il corpo parlano tra loro continuamente, e quando impariamo ad ascoltarli, iniziamo davvero a prenderci cura della nostra salute.