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Epatite C


L’epatite C è una malattia insorge a seguito dell’infezione da HCV, un virus che attacca il fegato, causando infiammazione e distruggendone le cellule. Inizialmente, la malattia è asintomatica e in molti casi possono volerci anni perché si manifestino i primi sintomi. 

Quali sono le caratteristiche?

Esistono diversi agenti virali che possono attaccare il fegato, ma tra questi il virus HCV è sicuramente tra i più gravi. Il contagio avviene mediante contatto con sangue infetto, che può verificarsi condividendo siringhe infette, avendo rapporti non protetti o, più raramente, di madre in figlio. 

Il rischio di cronicizzazione della malattia è molto alto, poiché la maggior parte dei pazienti non vengono trattati dato che non mostrano alcun sintomo. Tra le conseguenze più gravi della contrazione del virus HCV troviamo la cirrosi, l’insufficienza epatica e il tumore del fegato (un tumore del fegato ogni quattro sembra infatti essere provocato da epatite C cronicizzata).

Quali sono le cause scatenanti?

L’epatite C si contrae venendo a contatto diretto con sangue infettato dal virus HCV. Ciò può avvenire:

  • condividendo di siringhe infette: chi fa uso di droghe per via endovenosa è soggetto all’infezione se ha utilizzato la stessa siringa di un soggetto infettato;
  • per via parenterale: nonostante le probabilità non siano alte, è possibile che il virus si diffonda da madre infetta a figlio nel corso della gravidanza;
  • avendo rapporti sessuali non protetti;
  • effettuando tatuaggi o piercing in luoghi in cui non vengono correttamente applicate le norme igieniche.

Inoltre, chi ha subito una trasfusione di sangue o trapianto d’organo prima del 1992 è ritenuto un soggetto a rischio. Prima di quell’anno, i test sul sangue non erano affidabili come adesso, ed è possibile che il virus sia stato trasmesso attraverso trasfusioni o trapianti d’organo.

Quali sono i sintomi tipici?

L’epatite C è, nelle prima fasi, asintomatica, motivo per cui la maggior parte delle persone infettate non diventa mai consapevole dell’infezione. I sintomi, quando insorgono, includono: 

  • nausea;
  • scarso appetito;
  • affaticamento;
  • febbre;
  • dolori muscolari e articolari;
  • sensibilità nell’area del fegato.

Quali sono le strategie di prevenzione?

Oggi non è disponibile sul mercato un vaccino contro il virus HCV, per cui la prevenzione consiste nel ridurre al massimo i fattori di rischio. 

Fortunatamente, l’accesso alle siringhe monouso ha già ridotto il rischio di contagio fra tossicodipendenti, ma anche l’uso del preservativo nei rapporti sessuali, in particolar modo quelli occasionali, che inoltre protegge da molte altre malattie sessualmente trasmissibili. Chi decide di farsi fare un piercing o un tatuaggio deve assicurarsi che vengano garantite le condizioni igieniche e adottate le norme precauzionali nel luogo in cui verrà eseguita l’operazione.

Tutti i nati tra il 1969 e il 1989, che non siano mai stati trattati per epatite C, grazie a un’iniziativa del Ministero della Salute, possono oggi effettuare degli esami di screening gratuitamente e, in caso di risultato positivo, completare gli aggiornamenti diagnostici per iniziare il trattamento.

Come si ottiene una diagnosi?

Per diagnosticare l’epatite C è sufficiente un prelievo di sangue, il cui risultato aiuterà il medico a dare le giuste indicazioni al paziente in merito allo stile di vita di vita da adottare e una serie di accorgimenti che proteggano il fegato dai danni più gravi. 

Poiché questa malattia provoca spesso danni gravi ancor prima di causare dei sintomi, sottoporsi periodicamente a test è una buona idea. Ciò vale ancor di più per coloro che rientrano nelle categorie a rischio di infezione, ovvero coloro che:

  • lavorano come medici, infermieri o volontari con persone a rischio; 
  • hanno assunto droghe per via endovenosa;
  • hanno praticato rapporti sessuali con persone a rischio o con diagnosi conclamata;
  • hanno subito trasfusioni o trapianti d’organo prima del 1992;
  • sono stati sottoposti ad emodialisi per periodi prolungati;
  • sono nati da madre infetta da epatite C;
  • presentano anomalie nei risultati dei test delle funzioni epatiche.

Il test del sangue sull’infezione da HCV non serve solo a ricevere una diagnosi ma, se abbinato ad altri test, consente di identificare il genotipo del virus e misurarne la carica virale. Questi due dati risultano estremamente importanti per l’identificazione di opzioni terapeutiche mirate e personalizzate.

Infine, un altro esame che è possibile effettuare in caso di sospetti danni al fegato è la biopsia epatica. Si tratta di una procedura invasiva, ma sicura, che talvolta richiede il ricovero del paziente.

Qual è la terapia da seguire?

Oggi la terapia dell’epatite C consiste nell’assunzione di farmaci antivirali in compresse per circa 8 settimane. Si tratta di farmaci ben tollerati e che non comportano effetti collaterali di rilievo, pur garantendo il debellamento del virus. Inoltre, sono coperti dal Sistema Sanitario Nazionale. Tale trattamento è raccomandato a tutti i soggetti infetti, qualsiasi siano i sintomi riportati o la gravità della malattia.

Solo in casi più gravi, in cui il fegato risulta gravemente compromesso, è possibile effettuare il trapianto in soggetti in buono stato di salute. 

Chi è affetto da epatite C  dovrebbe sottoporsi ai vaccini specifici per i virus di epatite A e B, poiché queste patologie potrebbero causare complicazioni gravi in pazienti che già presentano una compromissione del fegato.

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